Ti sei mai chiesto come sia essere un expat? Hai mai pensato a come potrebbe essere trasferirsi dall’altra parte del mondo? Da queste domande nasce la rubrica Vita da Expat, una serie di interviste a donne espatriate ai quattro angoli del mondo.
Vivi in Australia da oltre due anni ormai. Ti va di raccontarci com’è nata l’idea di trasferirti qui e riassumerci brevemente la tua esperienza?
Sono arrivata in Australia a Novembre 2016 a seguito di una scelta che sembrava il perfetto mix tra pensiero e follia.
Volevo trasferirmi in Australia già da anni ma poi all’improvviso una domenica di fine agosto, dopo una lite piuttosto accesa con il mio ex, ho applicato per il mio WHV – sarei partita da sola. Alla fine siamo venuti qui insieme.
Ho vissuto sempre in Western Australia, perlopiù a Fremantle, una landa desolata circondata da acque cristalline dove io ho trovato la pace.
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Nell’immaginario collettivo espatriare significa preparare lo zaino e partire all’avventura, nella realtà si finisce invischiati nella burocrazia del paese ospitante e si combatte per un visto. Raccontaci un pò come funziona in Australia.
Ecco, io sono partita esattamente così.
Zaino in spalla, voglia di avventura e idea di rimanere in Australia da 6 a 9 mesi.
Sono finita per innamorarmi perdutamente di questo paese e allo scadere del mio secondo Working Holiday Visa non ho voluto saperne di andar via. Al momento mi barcameno nel disgraziato status di student in attesa di poter applicare per un visto più consistente.
Vivere in Australia, di cosa ti occupi? Facevi lo stesso lavoro in Italia?
Al momento lavoro come restaurant manager e da quando sono in Australia ho lavorato principalmente nel settore della ristorazione.
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In Italia ho fatto un pò di tutto: dalla centralinista alla baby sitter, dalla cameriera alla promoter, dal volantinaggio alla barista.
Prima di partire per l’Australia non ho lavorato per un paio di mesi nauseata come ero dalle paghe e le condizioni lavorative italiane.
Poi sono arrivata qui e ho trovato il paradiso, 25/30$ l’ora per fare la cameriera, paghe doppie nelle giornate di festa, paga extra nel week end e la sera, possibilità di dire che un giorno non vai a lavoro perchè semplicemente vuoi fare i fatti tuoi.
In Italia è necessario devolvere la propria vita all’azienda, al guadagno, alla carriera. In Australia – e soprattutto in Western Australia – è chiaro ai più che il lavoro è solo un mezzo per procurarsi denaro. Tanto di guadagnato se il tuo lavoro ti piace ma la vita personale viene prima della carriera.
Tradotto preferirei pulire i ces*i in Australia piuttosto che lavorare con un contratto a tempo indeterminato in Italia.
Vivere in Australia, quanto è importante conoscere bene l’inglese per trasferirsi all’estero in pianta stabile?
Sapere un buon inglese è FONDAMENTALE per vivere decentemente in un paese angolofono.
Ci saranno quelli che vi diranno che non serve sapere l’inglese perché tanto puoi lavorare con e per italiani, ci saranno quelli che vi diranno che l’inglese lo impari una volta li… nella vita di tutti i giorni.
Beh cari miei è una grossa stronzata.
Se non sapete l’inglese e finite a lavorare per italiani con ottime possibilità laverete i piatti pagati a nero e trattati come vi trattavano in Italia.
Quindi, se non sapete l’inglese non andate nel panico ma semplicemente mettetevi a studiare.
La lingua non si impara per osmosi. Certo nella vita di tutti i giorni allenerete l’orecchio e migliorerete la pronuncia ma se non studiate le regole grammaticali e i costrutti parlerete sempre come dei bifolchi e, a meno che non siate dei geni del vostro settore, difficilmente farete carriera (o potrete aspirare a paghe decenti o quantomeno battervi per i vostri diritti).
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Quando sono arrivata qui il mio inglese era molto basico, sicuramente più che scolastico perchè l’ho sempre studiato per conto mio per passione. Tuttavia guardare un film con i sottotitoli e andare in un ufficio a sbrigare cose burocratiche non sono esattamente la stessa cosa e, benchè fossi sufficientemente confident con la lingua quando sono arrivata, direi che il vero salto di qualità l’ho fatto dopo un anno qui (un fidanzato australiano e un ambiente lavorativo privo di italiani hanno aiutato molto).
Domanda del secolo: vorresti tornare in Italia? Cosa ti manca di più del nostro paese? Cosa pensi serva all’Italia per risollevarsi dalle sue ceneri?
Quando mi chiedono quale sia il paese più bello del mondo io rispondo sempre l’Italia.
Poi segue la domanda sul perché, allora, io non viva li.
Beh, è semplice: l’Italia è il paese più bello del mondo dove andare in vacanza o dove vivere se non si hanno drammi economici. E’ il paese più bello del mondo se puoi uscire a cena fuori senza preoccuparti se avrai abbastanza soldi per pagare l’affitto, è meraviglioso se lavori in un posto dove rispettano la tua dignità, se i tuoi diritti sono riconosciuti e non devi accettare quello che passa il convento pur di sopravvivere.
Cosa servirebbe all’Italia? Passaparola!
Davvero sono sconcertata da quello che vedo e leggo sull’Italia. Non riesco a capire se le cose stiano velocemente precipitando o sono io a percepirle in completo declino. Sento che l’odio sta vincendo su tutto il resto. La diffidenza fa eco nel cuore dei più e noto con dispiacere che le menti più bigotte sono nate negli ultimi decenni.
All’Italia servirebbe un nuovo popolo, meno allocco e viziato. All’Italia servirebbe la cultura che ne ha contraddistinto la storia per millenni. All’Italia servirebbe una nuova classe dirigente ma in un contesto marcio si finirebbe comunque come nella Fattoria degli Animali di Orwell.
All’Italia servirebbe AMORE, per l’arte, per il prossimo, per la vita. Servirebbe un ritorno a quella famosa BELLA VITA che non sappiamo più neanche lontanamente emulare. Servirebbe tornare alle origini, allontanarsi dagli ambienti grigi, tornare a coltivare l’orto e apprezzare le piccole cose. E poi all’Italia servirebbe consapevolezza di ciò che siamo e ciò che potremmo fare senza sconfinare nella spocchia che ci contraddistingue all’estero.
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