Affacciata alla terrazza del riad guardo la routine altrui scorrere serena, c’è chi ride, qualcuno fa compere, altri lavorano.
Sembrano tutti figuranti di un quadro animato, ognuno al suo posto, i movimenti sono lenti, le espressioni del viso vere, intrise di vita.
Un anziano mendicante sonnecchia su un gradino, è molto dignitoso e composto nonostante la sua posizione, indossa un abito marrone che mi sembra essere di lana e sotto un’ulteriore tunica verde, anch’essa di lana, sarà vero che anche la lana può essere fresca? Io sto sudando all’ombra indossando shorts e canotta.
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Sembra accorgersi che lo sto osservando anche se non può vedermi, si alza guardandosi intorno, pulisce energicamente la tunica e dopo aver afferrato una busta con tutte le sue cose va via a testa alta, lo sguardo fiero.
Poco più a destra altri tre uomini, sulla sessantina, seduti in terra sul gradino di un grande portale in legno; uno di loro prepara te alla menta in una caraffa argentea dall’aspetto affusolato e lo vende in piccoli bicchieri colorati per pochi dirham.
Un altro, seduto su uno sgabello in plastica blu, aspetta il prossimo cliente a cui lucidare le scarpe; esegue ogni azione con una minuziosità quasi cronica, nessuno dei suoi movimenti è casuale, tutto sembra frutto di calcoli astrusi ma altro non è che profonda esperienza, passione e rispetto per il proprio mestiere per quanto umile esso sia.
Ah… L’umiltà. Che fine ha fatto? Le economie capitaliste filo occidentali la stanno uccidendo?
Sposto lo sguardo per un attimo, raggiungo l’imponente Minareto della Kutubiyya alla mia destra, è bello, imponente e slanciato, decorato e sobrio, è il punto di ritrovo per eccellenza a Marrakech; a qualsiasi ora del giorno e della sera decine e decine di marocchini si danno appuntamento qui, non solo per motivi religiosi ma anche semplicemente per una passeggiata, due chiacchiere con amici e parenti, per far giocare i bambini o guardare il tramonto.
Riporto lo sguardo ai tre uomini davanti il portale e in un lampo i contrasti si sovrappongono: un’auto berlina bianca, nuova, costosa e luccicante, si accosta al marciapiede. In quel momento spunta dietro di lei un fragile carretto in legno trainato da un asino che sorpassa l’auto e svolta a destra verso la Kasbah.
Ah quanto è bella Marrakech.
Il tempo nella Medina sembra essersi fermato a qualche centinaio di anni fa, se ci si allontana dalle bancarelle che vendono stupide imitazioni dei più famosi marchi di moda, l’atmosfera è quasi surreale: la luce filtra attraverso sottili coperture in bambù creando un clima perfetto e meravigliosi giochi di luce e penombre, i marocchini che incontri indossano quasi tutti l’abito tradizionale e, anche se apparentemente non hanno nulla da fare, sembrano infinitamente indaffarati a far chissà cosa.
Una foto pubblicata da Danila wannabeaglobetrotter.it (@danila_wannabeaglobetrotter) in data:
A Marrakech in strada incontri tantissime donne, di tutte le età, a fare qualsiasi cosa.
La nostra mentalità, basata esclusivamente sui pregiudizi, ci costringe ad immaginare le donne che vivono in un paese islamico, recluse, schiave della routine domestica e super affaccendate nella gestione dei figli.
In verità quel che sembra, e quel che loro confermano, è che le donne marocchine vivono esattamente come noi, almeno le più giovani.
E’ vero, nella Medina, coprono il capo con il velo – quasi mai integrale – ma non credo lo facciano per un’imposizione altrui perchè quel velo fa spesso il paio con una tshirt di zara o h&m e un jeans attillato.
Le donne più adulte escono in grandi gruppi, quasi mai composti anche da uomini; fanno compere per il souk e lunghe chiacchierate nei parchi, ridono e sembrano felici.
Quanto ai bambini… beh, sono fantastici!
Bambini di tutte le età giocano nelle strade vicino casa da mattina a sera, urlano ridono e si divertono come dei pazzi; guardarli mi ha portata inevitabilmente alle giornate estive d’infanzia, quando trascorrevo tre interi mesi al mare con i miei cugini, sempre in giro, con le ginocchia sbucciate e i vestiti sporchi.
Non è raro che un bambino di 6-7 anni vi saluti ammiccante con tanto di occhiolino e bacio lanciato o che vi saluti in italiano, inglese, francese e spagnolo.
Quanto agli adolescenti, sono ben attrezzati in piccole stanze piene zeppe di televisori e playstations: per pochi dirham puoi giocare con uno strumento che altrimenti non potresti mai avere a casa; quanto è più bello non rinchiudersi nelle quattro mura domestiche ma sfruttare un gioco follemente individualista per stare con altre decine di persone li per il tuo stesso motivo? Trovo che queste “sale giochi” siano geniali.
Infine gli uomini: bar che passione!
Gli uomini che lavorano lo fanno duramente e per tutto il giorno, dall’alba al tramonto; quelli che non lavorano vagano per la città in cerca di lavori dell’ultimo minuto facendo lunghe soste al bar!
E’ praticamente impossibile vedere donne marocchine sedute a non far nulla al tavolo di un cafè della Medina, il rito del tè e del cafè au lait pare essere prettamente maschile… almeno in pubblico.
Questo ritorno a Marrakech mi ha permesso di ricredermi completamente sul popolo marocchino, un popolo che cinque anni fa non avevo capito perchè non ero ancora pronta. Era la mia prima esperienza extra europea, la prima volta a contatto con qualcosa e qualcuno di potenzialmente diverso e la mia anima, la mia coscienza non erano ancora pronte a lasciarsi andare alla conoscenza del nuovo.
Di questo processo di crescita e di cosa fare a Marrakech, però, vi parlerò un’altra volta; questa era solo una pagina di diario, il mio occhio sulla città.
PS: tutte le foto presenti nel post sono state scattate da me all’interno della Medina in un momento differente rispetto a quello in cui ho scritto quest’articolo, per cui nessuna delle persone descritte compare in foto.
E questi erano i miei racconti da Marrakech a presto,
Danila.
Che bello Danila. Mi hai fatto tornare di nuovo lì, nelle stradine della Medina, fra la sua gente e nella sua confusione 🙂
Che bello Sara, felicissima di averti fatta viaggiare da casa <3
Che belle parole.. Sai che a breve tornerò anche io in Marocco, diciamo che mi hai dato la giusta carica <3
Ti seguirò amica <3
Che belle parole Dani!
Devo ancora andarci e così mi invogli sicuramente 🙂
Sono sicura che quando ci andrai non resterai delusa <3