Nella sua bio di Instagram si descrive con queste poche parole: “Parlo e scrivo di dating app e sessualità oltre gli stereotipi, digitale, femminismo, LGBT+”
Lei è Marvi Santamaria, Social Media Manager siciliana trapiantata a Milano che dopo aver creato la sua community MatchAndTheCity si è lasciata andare iniziato a parlare apertamente di tutto ciò che ruota intorno ad app di incontri e sessualità.
Ciao Marvi, su Instagram ti troviamo come @matchandthecity, un profilo che FORMA e INFORMA su tematiche legate a relazioni e all’empowerment femminile. Ti va di spiegarci bene il tuo progetto?
Ciao! Il mio progetto è una community che ha lo scopo di parlare del mondo delle dating app e di argomenti correlati come la sessualità e le relazioni, con l’obiettivo di scardinare tabù, pregiudizi e stereotipi.
Si articola su diversi spazi virtuali ossia un blog e una PaginaFacebook dalle quali è nato tutto nel 2017, cui poi si sono aggiunti altri canali – come la mia pagina Instragram – e contenuti come ad esempio podcast e un libro.
Col tempo mi sono inoltre sempre più avvicinata ai temi del femminismo intersezionale, che toccano pure il mondo degli appuntamenti online, e dunque oggi su Match and the City faccio anche attivismo digitale parlando ad esempio di parità di genere, lotta al sessismo, importanza del consenso, e così via.
“Il disagio unisce le persone” questa frase avremmo potuta scriverla noi! Nello specifico il disagio che nasce dalle applicazioni d’appuntamento – vedi le mie esperienze piùassude su tinder – raccontaci qualche aneddoto esilarante.
Gli aneddoti più esilaranti sono raccolti appunto nel mio libro “Tinder and the City. Avventure e disagi nel mondo delle dating app” (Agenzia Alcatraz).
Tra le mie storie credo che quelle che mi hanno fatto percepire più il “disagio” tipico delle
dating app siano state il mio primo appuntamento su Tinder in cui sul più bello ho scoperto che lui era fidanzato da quasi 10 anni (a quante altre è capitato? Come sappiamo è tipico trovare sulle app persone impegnate e che lo nascondono…) e un altro appuntamento in cui al momento dell’ordinazione il ragazzo ha precisato che avrebbe preso la stessa cosa che avrei bevuto io – a costo che non gli fosse piaciuta – “perché se no è maleducazione”.
Sembrava molto ferreo in questa sua convinzione e questo mi ha fatto salire il disagio.
Credo che il disagio non sia per forza legato a storie “assurde” o dove accade chissà
cosa, ma spesso sta nelle sfumature, anche perché come tutti i sentimenti è molto soggettivo: alcuni comportamenti creano disagio a delle persone e non ad altre. È lo
stesso concetto di “caso umano”: non esiste per me un prototipo universale, tutt*
possiamo essere stat* cas* uman* di altre persone!
Il disagio ha unito le persone fino a creare la tua community di donne. Una community in
cui le donne parlano di sesso e desideri sessuali. Come vivi il rapporto sereno che hai con
la tua sessualità in un mondo che vede e concepisce il sesso solo dal punto di vista degli
uomini?
La mia community è formata principalmente da donne ma non solo, ho un 40% di seguito maschile e questo mi fa molto piacere poiché i temi di cui tratto sono trasversali, seppure con delle specificità di genere. Trovo che per cambiare davvero le cose sia importante riuscire a parlare a tutte le parti coinvolte: gli stereotipi ingabbiano uomini e donne, seppure le donne paghino un conto più salato.
Quanto al mio rapporto con la sessualità, è molto libero, ma ciò non vuol dire che sia
perfetto: si tratta pur sempre di un percorso e non si smette mai di imparare. Sicuramente mi ha aiutata moltissimo – e continua ad aiutarmi – il fatto di leggere contenuti di molte altre persone che fanno attivismo online su certi temi: ti aiuta a sentirti meno sola, a normalizzare, scardinare dubbi e tabù, metterti in discussione e provare a sovvertire lo status quo che, sì, purtroppo è dominato dallo sguardo maschile eterosessuale.
Per questo non bisogna smettere di parlare di sessualità dal punto di vista femminile, e non solo: ci sono tante altre categorie che vengono discriminate, basti pensare agli orientamenti sessuali non etero o al rapporto tra sessualità e disabilità, solo per fare alcuni esempi. Il femminismo intersezionale e sex positive continua a insegnarmi molto a questo riguardo: mi ha dato una visione sistemica dei problemi.
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E poi il passo decisivo, passare dal mondo on line al mondo off line, nascono i tuoi
aperiTinder. Come è nata l’idea di questa iniziativa?
L’idea di creare un evento offline è venuta da una spinta personale: ho gestito in totale
anonimato il mio blog per 1 annetto – non è facile parlare di sessualità online se sei una
donna, come sappiamo, visti i molti pregiudizi culturali, dunque inizialmente ho preferito
tutelarmi – ma a un certo punto quell’anonimato ha cominciato ad andarmi molto stretto.
Ho capito che per creare davvero una community avevo bisogno di metterci la faccia così da stabilire empatia con chi mi seguiva. Così ho pensato di “svelarmi” organizzando un aperitivo con speed date (che si è svolto a Milano a giugno 2018): è stata la prima grande rivelazione poiché credevo sarebbero venuti solo quattro miei amici e invece c’erano più di sessanta persone nel locale, venute lì per una sconosciuta che scriveva online. In quella occasione ho capito che le persone avevano voglia di parlare di questi temi online e offline e anche di mettersi in gioco dal vivo.
Infine, il libro “Tinder and the city” – di cui abbiamo appena letto un estratto e che compreremo al più presto – com’è nato? Ti è stato proposto o è nato naturalmente durante il tuo
percorso?
Grazie per l’interesse per il mio libro!
Man mano che il blog e i social andavano avanti, diversi amici, amiche ma anche follower mi dicevano “dovresti scriverci un libro!”.
Così a un certo punto scrissi un primo racconto semi-autobiografico che pubblicai su Wattpad, piattaforma dov’è possibile condividere scritti originali ed essere letti e seguiti dalla community. Agenzia Alcatraz aveva intercettato quel mio racconto, così sono entrati in contatto con me e mi hanno chiesto se mi andava di ampliarlo costruendo un progetto editoriale. Ne fui mega entusiasta, dato che avevo sempre sognato di pubblicare un libro. Così è nato ciò che poi è diventato il mio libro “Tinder and the City”, a metà tra saggio, con riflessioni sulla “Tinder generation”, e raccolta di racconti di storie nate sulle dating app tra gioie e dolori di questo mondo.
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Non solo dating app ma anche motivazione e crescita personale; se potessi rivolgerti a
tutte le donne del mondo, cosa diresti loro?
Sarebbe una grande responsabilità!
Penso direi loro di non permettere a nessuno di dire loro che non possono fare qualcosa, dire qualcosa o che “non sono abbastanza”. Che per secoli siamo state silenziate e dobbiamo continuare a difendere i nostri spazi, anzi prendere più spazio, perché i diritti non sono mai scontati e la parità non è stata affatto raggiunta, sebbene qualcuno lo neghi e sminuisca certi problemi che ancora viviamo quotidianamente sulla nostra pelle.
Quindi continuiamo a lottare, ognuna secondo le risorse che vuole mettere in campo: per
noi e per chi verrà dopo di noi.