Quando pensiamo alla moda finiamo inevitabilmente per pensare a capi costosi, borse griffate, modelle super fighe e atmosfere cool. La verità è che il mondo della moda è tutt’altro che questo e chi meglio di una stilista può raccontarcelo?
Raccontaci cosa fa Giulia* quando lavora. Cosa significa realmente essere una stilista? Qual è la tua giornata tipo?
Quando lavoro ritrovo me stessa, non riuscirei a vivere se non avessi la possibilità di esprimermi, di disegnare e creare.
Lavoro è quello di chi va ogni mattina a fare una cosa che non gli piace, io ho la fortuna di fare quello che amo e nonostante abbia fatto – e continui a fare – una gavetta caratterizzata da molti sacrifici, non l’ho mai definito lavoro.
Cosa vuol dire essere stilista?
Durante il mio percorso professionale ho avuto a che fare con titolari i quali – non essendo dei creativi – non riuscivano a concepire il duro lavoro che esiste dietro quel disegno, ma con quel disegno te titolare fatturi migliaia di euro!
Ovviamente, come in ogni settore più conosci e meglio è.
Le conoscenze sartoriali e di modellistica sono essenziali: se non sai realizzare un capo o un accessorio come puoi pensarlo? Se ci riesci vuol dire che sei molto bravo ma non basta, per accrescere la tua creatività devi conoscere.
Nel momento in cui inizi a lavorare dovrai essere multitasking, soprattutto se capiti in piccole realtà.
Io ad esempio nella mia carriera, oltre a ricoprire il mio ruolo, mi sono improvvisata grafica (utilizzando programmi specifici come adobe photoshop, Illustrator e indesign), mi sono occupata della comunicazione gestendo l’account Instagram e Facebook, ma ho fatto anche da baby-sitter!
L’ultima cosa non dovrebbe accadere come tante altre che me ne sono successe… ma questa è un’altra storia.
Lo stilista può essere un semplice addetto ai lavori oppure un creativo, ciò dipende ovviamente dalle tue capacità ma anche dalle aziende per cui lavori.
Poi ci sono gli stilisti “improvvisati” ma questa è un’altra storia su cui stendo un velo pietoso.
La mia giornata tipo:
Quando lavoro da freelance mi piace alzarmi la mattina molto presto, non perché non vorrei rimandare la sveglia ma perché non vedo l’ora di mettermi all’opera.
Vivo la giornata in pigiama e isolata da tutto ciò che mi accade intorno: è come se entrassi in un trip mentale, potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale senza che io me ne accorga!
Mentre disegno ascolto musica, bevo molti caffè e fumo tante sigarette purtroppo!
Se lavori in ufficio non c’è una giornata tipo ma, nella maggior parte dei casi, una routine antipatica e frustrante.
Nell’immaginario comune lo stilista fa scarabocchi d’abiti ai margini di un foglio, all’atto pratico le conoscenze da acquisire spaziano dalla sartoria al digitale. Come funziona?
Dietro ogni disegno c’è molta ricerca che spazia dall’arte a qualsiasi altra sua forma ed espressione ma soprattutto c’è un’idea, un’intuizione.
L’immaginario comune dello stilista che viene folgorato da un’ispirazione è in parte errata.
Dietro 30 disegni c’è ne sono altri 100 che prima vengono scartati perché la prima idea non è mai quella giusta ma è sempre un punto di partenza.
Che studi hai fatto per diventare stilista? Cosa consigli a chi vuole intraprendere questa professione?
Ho studiato Fashion Design all’istituto Marangoni di Milano, successivamente ho frequentato diversi corsi per specializzarmi.
Il settore della moda è duro e talvolta ingiusto: non pensare di intraprendere questa strada solo perché ti piace la moda o perché pensi che sia un lavoro più facile rispetto ad altri, soltanto perché può apparire frivolo.
Devi tenere in considerazione tre cose fondamentali: devi essere ovviamente bravo, devi essere raccomandato e fortunato.
Se sei soltanto bravo puoi comunque intraprendere questa strada ma armati di tanta passione, determinazione, umiltà e sacrificio. Una lunga gavetta di aspetta!
Come descriveresti il mondo della moda? Cosa ti affascina di esso e cosa proprio non ti piace?
Il mondo della moda è una giungla, devi sgomitare per arrivare. L’umiltà all’inizio ti aiuta ma poi può distruggerti, ci sarà sempre qualcuno che se ne approfitterà!
Il sistema moda assomiglia sempre alla società che riflette.
Quindi non mi piace la mentalità di oggi del “tutto e subito”, del fast fashion.
Un capo di abbigliamento ha una vita sempre più breve proprio perché considerato un bene usa e getta. E questo è quello che le industrie della moda – ma non solo – vogliono che facciano i loro consumatori; ciò, tuttavia, comporta un costo umano e ambientale altissimo. Purtroppo gran parte delle persone acquista in queste grandi multinazionali come Zara, H&M, Ovviesse perché non esiste più il prodotto di fascia media.
Se non sei abbastanza agiato sei destinato a comprare robaccia il cui costo è allettante ma che rispecchia la bassa qualità e – soprattutto – lo sfruttamento della mano d’opera necessaria a realizzarlo.
Mi piace, invece, quando la moda è sostenibile. L’utilizzo responsabile delle risorse naturali, la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto delle comunità, così come la tracciabilità di tutto il processo e il riciclo.
La moda ha il potere di cambiare la mentalità. Basti pensare che una volta la pelliccia rappresentava uno status symbol oggi invece sei l’indossi sei out mentre sei in con un eco pelliccia!
Mi piace la moda di oggi in cui tutto va di moda, si respira nostalgia degli anni passati forse perché migliori. Quindi le persone sono più predisposte a comprare in negozi o mercatini vintage: sei di moda ma allo stesso tempo combatti lo spreco e il consumismo.
Mi piace quando il sistema moda trasmette messaggi importati come la libertà di esprimersi e quindi di essere, credo che qualcosa sia cambiato rispetto ad anni fa.
Non sono d’accordo con chi dice che la moda ci stia rendendo omologati. Per me sta accadendo il contrario. L’impatto della moda attraverso i social – e quindi attraverso le tanto osannate influencers – potrebbe contraddire quanto detto prima ma il tutto dipende dalla forma mentis dei followers e quindi dalla società.
Lavorare nel mondo della moda. Cosa significa fare la gavetta in questo mondo? Qual è il percorso da seguire per intraprendere una carriera di successo?
La gavetta inizia con uno stage e questa è una fase molto delicata, devi avere la fortuna di capitare in un’azienda che abbia la possibilità di assumere.
Riuscirai facilmente a trovare degli stage per grandi aziende ma la maggior parte di queste possono non avere ne tempo ne necessità di formare concretamente qualcuno, i tirocinanti vengono quindi utilizzati come forza lavoro.
Farai fotocopie e porterai cappuccini. Tutto vero!
Terminato lo stage, se non vieni assunto e se non hai soldi per permetterti un altro stage – perché ovviamente con il rimborso spese di un tirocinio riuscirai a malapena a pagare l’affitto di una camera – inizia la gavetta!
Se sei un raccomandato – e per raccomandato non intendo soltanto essere il figlio di ma avere conoscenze o contatti con chi opera in questo settore -ti aspetta una gavetta più in discesa, almeno all’inizio.
Se non lo sei passerai giornate intere a mandare cv alle grandi firme senza ricevere risposta. Chi invece ti risponderà saranno le piccole realtà le quali rappresentano le esperienze più formative ma anche quelle più dure e che metteranno a dura prova la tua determinazione e i tuoi nervi.
Sarai sottopagato e sfruttato ma il tutto è proporzionato alle tante soddisfazioni che otterrai.
Se non sei il tipo di persona che accetta compromessi ti licenzierai.
Un Master potrebbe salvarti riaprendoti le porte delle grandi maison ma… 20.000 euro, prego!
Ho visto molti miei colleghi, anche più bravi di me, abbandonare questo settore scoraggiati dal sistema.
Carriera di successo?
Ambizione, tanta volontà e umiltà quanto basta!
Se potessi esprimere un desiderio per tutte le donne del mondo, quale sarebbe?
Libertà . Vorrei che fosse una risposta banale alla tua domanda ma purtroppo ancora non lo è !
*Giulia è un nome fittizio per tutelare la privacy della nostra intervistata
Ti è piaciuta questa intervista? Leggi le altre interviste di LAVORO DA DONNA