Oggi, 19 Novembre 2018, sono esattamente due anni che vivo in Australia con Working Holiday Visa.
Oggi è l’inizio ed è la fine.
Oggi è quel giorno che ho temuto per tanto tempo.
Oggi è quel futuro lontano che immaginavo mesi fa e che speravo non arrivasse mai.
Oggi è quel cazzo di giorno che ha influenzato l’ultimo anno della mia vita in ogni campo. Perchè quando hai una vita a scadenza tutti i campi della tua esistenza saranno influenzati da quella data. Relazioni, lavoro, progetti, leasing. Tutto in prospettiva di quel giorno che potrebbe cambiare tutto.
Oggi sento che è la fine di un percorso. E’ anche l’inizio di un’altra fase della mia vita ma voglio celebrare la fine di un periodo fondamentale a rendermi chi sono oggi.
Ho vissuto due anni in Australia.
Ancora riesco ad assaporare vivide le emozioni che provavo quando ho applicato per il mio primo visto, quando ho scritto il post pre partenza per l’Australia con i Coldplay nelle orecchie e l’emozione traboccante in milioni di lacrime. Se sfoglio le pagine dei ricordi mi vedo accovacciata sul divano del backyard della mia casa australiana a scrivere del primo anno e mi sembra ieri che pubblicavo il video del mio primo anno qui.
Oggi mi rendo conto al 101% che sì sono italiana e sono fiera di esserlo ma io non voglio più vivere in Italia, non era una fase transitoria, non un capriccio.
Partire per l’Australia era un’idea nata per vivere un’esperienza ed è finita per essere la scelta che mi ha cambiato la vita.
E quindi ora eccomi qui a fare il punto su questi due anni.
Ho versato oceani di lacrime per scriverlo e spero vi piaccia.
Mi piacerebbe dire che non ho rimpianti o rimorsi circa questi due anni ma non è così perchè i 24 mesi appena trascorsi sono stati i più intensi e pieni di tutta la mia vita.
Negli ultimi due anni ho dato un senso a quelle parole che mi sono cucita addosso quasi per ribellione: CITTADINA DEL MONDO. Dopo due anni in Australia posso urlarlo a pieni polmoni di essere una cittadina del mondo perchè esattamente come ho fatto due anni fa, in qualsiasi momento, potrei decidere di prendere le mie cose e partire ancora, trasferirmi altrove e mettere le basi per una nuova vita, un’altra.
Nei due anni in Australia ho finalmente imparato l’inglese per davvero (!) complici un lavoro al pubblico, lo studio, le tantissime figure di merda e una relazione internazionale. Mi duole ricordarvi che vivere in un paese anglofono non basterà a rendervi fluenti nella lingua, servono duro impegno e tanta pratica (Guarda: Serve sapere l’inglese per andare a vivere in Australia?)
Nei due anni in Australia sono cresciuta, lavorativamente parlando, più di quanto non abbia fatto nel triplo del tempo in Italia; ho iniziato a lavorare come runner in un ristorante qualsiasi e oggi sono manager in un ristorante ben conosciuto. Quei caffè fatti alla bella e buona oggi sono cappuccini e flat whites decorati con cuori e fiori come la latte art richiede; ho lavorato in contesti diversi, una decina in totale, dal fish in chips più chiacchierato all’unico ristorante di Fremantle con un cappello (l’equivalente delle stelle Michelin).
Nei miei due anni in Australia ho affrontato un numero infinito di sfide, a cominciare dalle farm: lavorare nelle farm in Australia è stata in assoluto l’esperienza più dura, massacrante e meravigliosa della mia vita. Non dimenticherò mai la meraviglia dei cinque mesi vissuti in mezzo alla natura, lontana da ogni superflua distrazione.
Non importa quanto duro sia stato ogni singolo giorno, il risultato finale è valso lo sforzo.
Il giorno che ho finito le farm ho pianto, di felicità ed emozione, perchè potevo rimanere qui ancora per un pò. E ora a Novembre 2018 io sono ancora qui in ansia di sapere se mi permetteranno di restare ancora un pò e, se così sarà, piangerò ancora.
Nei due anni in Australia sono stata genuinamente felice, disastrosamente triste e sola, incredibilmente innamorata, sognatrice oltre misura, un’immensa deficiente, fiera di me e altrettanto incazzata con la sottoscritta.
E’ stato tutto un uragano di eventi, così veloci e repentini da lasciarmi a volte inerme.
Tutto questo per dire che in due anni ho vissuto l’equivalente di dieci vite paragonata alla mia vita prima di venire in Australia e questo è significato solo una cosa: crescere.
Cresci Ogni volta che non ce la fai, ogni volta che piangi, cadi e chiedi aiuto. Cresci quando chiami la mamma piangendo per la mancanza, quando dici ti voglio bene alle persone che contano, quando la distanza ti fa capire il valore dell’amore, il suo potere che vince sui chilometri.
Quando va tutto bene non si cresce, neanche quando si finge, per sé o per gli altri, che tutto vada bene.
Il primo anno in Australia è stato l’anno della scoperta del mondo ma soprattutto della mia persona, del mio essere capace di grandi cose quando ci credo davvero, delle emozioni senza condizionamenti. Trasferirmi in Australia mi ha dato l’opportunità di presentare una “nuova me”, nessuno sa chi sono qui, nessuno mi può giudicare a priori sulla base del mio passato o delle persone che mi sono state amiche.
Nei due anni in Australia non ho viaggiato quanto avrei voluto – per ragioni diverse e sempre valide – e questo è uno dei miei più grandi rimpianti, gli altri riguardano tutti la mia vita privata che negli ultimi due anni è stata una montagna russa senza equali.
I miei due anni in Australia non sono andati come avrei immaginato e, anzi, ad essere incera io volevo rimanere qui solo per nove mesi!
Quando mi immaginavo down under mi vedevo in un van sgangherato in giro per il paese, ballerina tra un lavoro e l’altro, con la voglia di andare e non guardarmi indietro.
Mi sono ritrovata ancorata ad un posto che non so neanche perché ma mi fa sentire a casa, quel posto è Fremantle. Quindi negli ultimi due anni ho aggiunto un tassello al mosaico della mia “casa”; casa per me è quel luogo del cuore a metà tra Terni, Palmi, Perugia, Bangkok e Fremantle.
Questi due anni in Australia sono serviti a mostrarmi quanto incredibilmente sentimentale io sia, mi affeziono alle persone intensamente e, sebbene abbia sempre pensato di essere schiva e diffidente direi che non lo sono più tanto; le barriere di protezione sono crollate all’urlo di cogli l’attimo e le emoziono sono, nel bene e nel male, più potenti, a volte quasi invadenti.
I due anni in Australia hanno ampliato il mio spettro emotivo e la sua intensità, vivere lontani – non importa quanto – dalle persone che amiamo e che chiamiamo famiglia-casa ci rende più vulnerabili e forse anche più veri.
Nei due anni in Australia ho traslocato un numero infinito di volte: ben 10! con un bagaglio di oggetti ed emozioni in continua crescita. Ogni trasloco è stato più doloro del precedente: ho pianto ogni volta che ho lasciato Fremantle e ogni volta che ci sono tornata; ho pianto lasciando Carnarvon – leggi il diario del mio primo mese di farm a Carnarvon – e lasciando Donnybrook – leggi il diario del mio secondo e terzo mese di farm a Donnybrook. E soprattutto ho pianto quando ho lasciato la mia unit a north Fremantle, quel posticino che mi ha vista piangere, amare, sorridere, sognare, disperarmi; ho pianto lasciando quel luogo che mi ha vista prendere le decisioni più importanti da quando sono un expat, quella casa dove per la prima volta in tutta la mia vita ho vissuto da sola, imparando a bastare a me stessa.
In questi due anni ho realizzato sogni, tanti e grandi, e ho fallito in altrettante grandi imprese. Trovare l’equilibrio perfetto è difficile, eccellere in tutto è impossibile, ci sarà sempre un campo in cui saremo carenti, volontariamente o meno.
In questi due anni in Australia ho vissuto la vita vista mare che ho sempre sognato, nono sono mai stata lontana dal mare per più di una settimana e non ho mai neanche valutato l’opzione di vivere a più di dieci minuti dalla spiaggia.
Durante i miei due anni in Australia ho sempre provato ad essere felice, a capire quale fosse il motore positivo del mio essere e assecondarlo. Ho provato a mandare a fanculo le cose e le persone che non mi rendono serena per fare spazio alle vibrazioni positive, all’avventura, ai sogni.
In questi due anni ho provato a seguire l’istinto e a farmi trasportare dalle passioni e soprattutto ho provato ad evitare di essere spaventata dal fatto che queste potessero portarmi alla deriva.
Nel bene e nel male ho provato ad essere la versione migliore di me.
In questi due anni in Australia ho ricevuto decine, centinaia di messaggi traboccanti di parole meravigliose che non sempre sento di meritare. Tutti voi, i miei amici off line e i miei amici del web, dei social – mi avete fatta piangere grazie alle vostre parole di gratitudine per avervi fatto trovare la forza di partire e avervi mostrato la mia esperienza senza filtri, con tutte le lacrime e i sorrisi. Mi avete definita coraggiosa, forte, una fonte di ispirazione, vera, un’amica e non una blogger spocchiosa.
Mi avete scritto mail e direct messages su Instagram, mi avete chiesto di incontrarci e molti di voi mi scrivono quotidianamente su WhatsApp. Vi ho incontrati a Perth, a Donnybrook e nei miei sogni più rosei perché fidatevi avere tanti followers non serve a un cazzo se quei followers sono solo nickname. Il bello dei social, del blogging, della condivisione on line non sono i soldi ma le persone. Lo dico urlando perché rifiuto più della metà delle offerte remunerative che mi arrivano su questo blog perché semplicemente non darebbero nulla né a me e né a voi.
Mi piace parlarvi e mi piace rispondere ai vostri messaggi, non sento il bisogno di inviarvi il link a un articolo a tutti i costi o di elemosinare il vostro like-follow, spesso e volentieri ripeto per voi cose che ho già scritto decine di altre volte.
E per finire vi lascio il vlog che ho girato sui due anni qui, c’è tutta me stessa e tutta la mia vita qui. E’ lungo ma pieno di me.
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo.