Parlare di autostima è sempre complicato: c’è chi ce l’ha bassa, chi invece troppo alta e purtroppo trovare la giusta via di mezzo non è sempre facile. Non esiste il “one size fits all”!
L’autostima è un trendy topic nella comunità scientifica e gli psicologi ribadiscono l’importanza di coltivarla e mantenerla ad un buon livello per raggiungere il benessere psicofisico. È noto infatti che molti disturbi psicologici e la difficoltà ad instaurare relazioni equilibrate derivano proprio da una non corretta percezione del proprio valore.
Il famoso psicoterapeuta americano Nataniel Branden ha dedicato la propria vita allo studio di questi temi, tanto da scrivere un testo intitolato “I sei pilastri dell’autostima”. Branden definisce l’autostima come “la fiducia nelle proprie capacità di superare le avversità della vita e la convinzione di meritare felicità e successo, affermando i propri bisogni e desideri”.
I SEI PILASTRI DELL’AUTOSTIMA (prima parte)
Vediamo insieme i primi 3 pilastri:
1.ACCETTAZIONE DI SÈ
Accettarsi vuol dire stare dalla propria parte, essere pro a se stessi.
Ciò comporta la disponibilità di capire e accettare che pensiamo quello che pensiamo, sentiamo quello che sentiamo, desideriamo quello che desideriamo, e abbiamo fatto quello che abbiamo fatto.
È la disponibilità a dire di qualunque emozione o comportamento: “Questa è una espressione di me, non necessariamente piacevole e ammirevole ma pur sempre una espressione di me, almeno nel momento in cui si è manifestata”.
Riconoscere che la nostra realtà consiste di accadimenti più o meno piacevoli e che noi siamo parte di questi accadimenti, spesso come agenti fattori. E quando ci rendiamo conto di aver compiuto azioni non piacevoli, averne consapevolezza e trovare il coraggio di perdonarci.
Imparando ad essere nostri amici sperimentiamo la compassione, la pietà, l’amore incondizionato. L’interesse compassionevole e comprensivo non incoraggia i comportamenti indesiderati, anzi riduce la probabilità che si ripresentino.
Per lavorare sull’accettazione di sé, prova a fare questo piccolo esercizio:
- Mettiti davanti ad uno specchio e osserva con calma il tuo viso e il tuo corpo. Cosa provi?
- Resta concentrata sulla tua immagine e ripeti a te stessa: “Nonostante i miei difetti e le mie imperfezioni, mi accetto completamente senza riserve”.
2. AFFERMAZIONE DI SÈ
L’affermazione di sé consiste nella volontà di presidiare con fermezza le proprie posizioni, di essere apertamente quello che si è, di trattare se stessi con rispetto negli incontri con gli altri.
Come cantava Cindy Lauper, è lasciar emergere i “veri colori”.
Il risultato dell’applicazione di questo principio è vivere in modo autentico e agire spinti dalle proprie convinzioni e dai sentimenti più sinceri.
Il primo passo consiste nell’affermazione della propria coscienza: essere presenti nel mondo ed osservarlo, esserne consapevoli, farsi domande e – se necessario – anche sfidare l’autorità e lo status quo.
Affermare la propria identità è portare se stessi nel mondo e non può prescindere quindi dall’essere disposti a mettersi in gioco, a confrontarsi con l’altro – anche quando preferiremmo evitarlo perché ci richiede di impegnare energie o potrebbe essere doloroso.
Quante volte da bambini ci è stato detto che i nostri pensieri o i nostri sentimenti non erano importanti? Che non sta bene discostarsi dall’opinione generale o che dovevamo fare attenzione a non sfidare il giudizio degli altri?
Impariamo ad essere egoisti. A metterci al primo posto e ad ascoltare la nostra voce guida.
Prova a completare le frasi seguenti per iniziare il tuo percorso di affermazione del sé:
- Quando ignoro i miei desideri più profondi…
- Se qualcuno mi avesse detto che i miei desideri sono importanti…
- Se fossi disposto a chiedere quello che voglio…
3. DARSI UN OBIETTIVO
Vivere senza darsi un obiettivo significa vivere alla mercé del caso – di un eventuale avvenimento, telefonata, incontro.
Sono gli obiettivi a spingerci avanti, a richiederci di esercitare le nostre facoltà e ad infondere energia alla nostra esistenza.
È più facile capire queste idee in relazione al lavoro che non in relazione ai sentimenti, ed è questo il motivo per cui è più semplice raggiungere il successo nel lavoro e meno nella vita privata.
Gli obiettivi che non sono legati ad un piano d’azione si trasformano in desideri frustrati.
Nel campo dei sentimenti, significa invidiare amiche ed amici perché hanno un partner oppure rimpiangere presunte occasioni non colte nel passato.
Se vuoi trasformare i tuoi desideri in realtà, il primo passo è sapere dove vuoi arrivare, quali risultati concreti vuoi ottenere:
- Cosa desideri nella sfera delle relazioni personali? Chi vuoi essere?
2. Qual è quindi il tuo obiettivo? Cosa sei disposta a fare per raggiungerlo?
[continua]